La linea stilistica di Santiago Calatrava è subito riconoscibile per l’essenzialità e la pulizia del suo disegno. Le strutture bianche dell’architetto creano ambienti che paiono distaccati dalla realtà, quasi come dei limbo.[₁]
Le sue opere sembrano quasi portare alla massime possibilità le capacità stilistico-estetiche della tecnologia. Virtuosismo costruttivo? Forse anche, ma giusto un po', dal momento che nella scia del tutto è possibile tali strutture non perdono mai di vista l'obbiettivo di funzionalità che si sono preposte.[₂]
I ponti di Calatrava anzi sembrano quasi palesare la metafora della comunicazione tra due i diversi
modi di mettere in condizione l'utente di fruire l'architettura e la tecnologia: utilizza le due componenti con uguale intensità di approccio espressivo, una che deriva dalla formazione di tipo
ingegneristico e una che scaturisce dall'essere principalmente un architetto. Calatrava, si avvale delle tecniche e dei materiali più innovativi. Ama l'invenzione. Ma questa innovazione non viene
dalla pura fantasia, ma anzi affonda le sue radici nell'ambito di formazione dell'architetto, quello della sua terra d'origine. Si potrebbe obiettare dicendo, dove sta il rapporto con l'arte
espressa dalla regione di provenienza, dove sta il suo essere spagnolo, l'identità comune a geni come Gaudì? Eppure si ritrova, nelle fantasie di strutture che mimano inesorabilmente le forme
della natura attraverso gli strumenti tecnologici ora a disposizione dell'uomo contemporaneo.
All'inizio della sua carriera è nota l'influenza delle opere di Le Corbusier su Calatrava. Tuttavia tale
influenza non si è mai concretizzata in una imitazione delle forme, dal momento che lo stile di Calatrava è unico e facilmente individuabile. Le opere di Calatrava sembrano a volte prendere a
prestito le forme più articolate della natura. È probabile che la sua attività artistica di scultore abbia in qualche modo condotto l'architetto ad arricchire il suo repertorio architettonico di
una forte valenza di tipo plastico. Dalla scultura ha appreso il modo di fermare l'instabilità del movimento in una
struttura invece solida, ed ampiamente calcolata.[₂]
5^A Federica Frongia
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